a cura di Riccardo Rizzo – Roma Club Florida
Come abbiamo visto nell’articolo precedente la pace torna in Italia e lo sport, in questi anni durissimi, diventa una valvola di sfogo: gli italiani tornano a gremire gli stadi, a seguire il Giro d’Italia, il Tour de France e i giornali sportivi aumentano le tirature a dismisura. L’AS Roma nel campionato della stagione 1945/46 si posiziona terza nel girone Centro-Sud ma nella fase finale deve accontentarsi del sesto posto. Nel 1947 torna il Campionato a girone unico e i giallorossi si posizionano in 16° posizione; 17° nel 1948, 14° nel ’49 e 17° nel 1950. I “tempi cupi” erano diventati una realtà che trascinarono la Roma in serie B nel campionato 1950/51. In quegli anni sciagurati si susseguono numerosi allenatori: solo nella stagione 1950/51 saranno tre i mister a sedere sulla rovente panchina romanista. Dal Novembre 1944 al Marzo 1949 il presidente della squadra capitolina era Pietro Baldassarre. A guerra finita le casse societarie erano vuote, la squadra si era disciolta e molti dirigenti scomparsi. Baldassarre per fare cassa dovette vendere i due gioielli rimasti in squadra: Amedeo Amedei e Pesaola (futuro allenatore del Cagliari scudettato di Gigi Riva) rispettivamente all’Inter e al Novara. Così il presidente di allora ricorda la situazione catastrofica in una rara intervista: “…la società era abbandonata, in Autunno radunai i giocatori rimasti ma molti dei migliori erano tornati a casa, solo due dirigenti erano disponibili. Ricostituimmo la compagine societaria e introducemmo lo Statuto che non c’era mai stato”. L’anno in B, quello dell’umiliazione, divenne un epopea, si mobilitarono tutti per la resurrezione, il primo fu il grande attore Renato Rascel che interruppe il suo spettacolo domenicale pomeridiano per annunciare la tragica notizia della retrocessione concludendo con le lacrime agli occhi: “La Roma è una fede che non si discute, si ama”.
Il Campionato cadetto a 20 squadre della stagione 1951/52 prevedeva solo una promozione e la Roma si posizionò prima ad un solo punto dal Brescia.
Nel momento più difficile della storia della nostra amata Roma ecco riapparire Renato Sacerdoti; nell’articolo precedente lo avevamo lasciato a recuperare e consolidare i suoi affari e uno di questi, affare di cuore, era l’AS Roma. Dopo una veloce causa giudiziaria, nel 1949, Sacerdoti ottiene il reintegro nel Club con la carica di vice presidente e nel Marzo 1951, con un umiliante retrocessione ormai alle porte, viene eletto presidente. Inizia ufficialmente il “secondo mandato” del Presidente Sacerdoti dove anche in un momento così triste, era subito riuscito a infondere coraggio al popolo giallorosso. Alla prima assemblea pubblica annunciò: “I romani se ne fregano della retrocessione, anche in serie B, la Roma è più solida che mai”. Lo slogan della stagione 1951/52, quello della B, fu: “Tutta Roma con la Roma” e lo Stadio Torino (nome dedicato alla squadra granata perita a Superga) registrò tutti “sold-out” durante le partite casalinghe dei romanisti e a fine Campionato fece registrare incassi inferiori solo all’Inter che ovviamente militava in Serie A. Questo apporto, economico e psicologico insieme, si rivelò provvidenziale alle casse societarie e la Roma ridusse drasticamente il deficit avviando, poi, una solida campagna acquisti. Ad affrontare la difficile stagione cadetta Sacerdoti chiamò il tecnico Gipo Viani, triestino, ex mediano di contenimento alto 1,93, detto “Lo sceriffo” per i suoi modi spiccioli e perentori di gestire lo spogliatoio ma anche per una spiccata somiglianza all’attore John Wayne. Da allenatore, nel ’47, portò per la prima volta la Salernitana in Serie A con un gioco originale, almeno per l’epoca, quello del Catenaccio: da lui elaborato proprio a Salerno. Introdusse per primo la figura del Libero dietro la difesa e quello del finto centravanti ancora oggi in voga. Appena arrivato nella Capitale il Mister affermò perentoriamente: “Per la Serie B voglio gente decisa!”. A Roma arrivò il suo fedelissimo attaccante Carlo Galli, fortissimo di testa e sempre al servizio della squadra che farà dimenticare almeno per il momento Amedeo Amadei. Il bomber ricambiò la fiducia di Viani segnando 13 reti nel corso della stagione. Tra i giocatori acquistati ci fu anche Lorenzo Bettini che in 25 partite, da seconda punta, confezionò 9 reti e 12 assist e i rudi mediani Italo Acconcia e Raoul Bartoletti.
Viani dopo la positiva stagione con noi, passò al più blasonato Bologna del Presidente Dall’Ara e successivamente alla corte del presidentissimo milanista Andrea Rizzoli dove tra il 1957 e 1965 vinse 3 Scudetti e una Coppa dei campioni: e il glorioso Catenaccio trionfò in Europa!
Con il ritorno in Serie A Renato Sacerdoti venne ribattezzato “Il Presidente della Rinascita”; con grande entusiasmo non badò a spese, bruciò i tempi e varò un ottima squadra per la stagione 1952/53. I nuovi acquisti furono giocatori di provato valore: il centrocampista della Nazionale Grosso dal Milan, il terzino Azimonti dal Genoa e il fuoriclasse danese Helge Bronèè. L’attaccante scandinavo dimostrò grande duttilità, in carriera ricoprì un po’ tutti i ruoli eccetto quello di portiere, era ambi destro, aveva una lucida visione di gioco e il dominio assoluto del pallone. Dopo una partenza folgorante, in 6 partite la Roma era prima a 11 punti, i giallorossi non riescirono ad essere costanti e a fine Campionato si dovettero accontentare di un onorevolissimo 6° posto, non male per una neo promossa. La Roma era tornata subito protagonista lasciandosi alle spalle l’inferno della Cadetteria. La squadra dava spettacolo e Sacerdoti, dotato di un’ottima conoscenza della psicologia dell’ambiente, ricominciò a “domare” le tumultuose assemblee societarie con l’annuncio improvviso di acquisti clamorosi. Uno fra tutti fu quello dell’indiscusso fuoriclasse uruguagio Alcides Chiggia: l’atleta che nel 1950 ammutolì il Maracanà di Rio de Janeiro nella finale di Coppa del Mondo. In quella drammatica partita vinta in rimonta dalla “Celeste” per 2 a 1, Alcides servì l’assist a Schiaffino per il temporaneo pareggio e siglò il gol della vittoria iridata di fronte a 200.000 spettatori increduli già convinti della vittoria. L’asso uruguayano giocò con noi dal 1953 al 1961, collezionando 201 presenze realizzando 19 gol; il 22 Luglio 2014 fu inserito nella Hall of Fame dell’AS Roma. Ma non è sempre tutto rose e fiori, in quegli anni gli allenatori si susseguono anche per i continui problemi con lo spogliatoio, quando l’estate chiude la ribalta calcistica la Roma è di nuovo 6° con lo stesso punteggio: 36 punti. Nella successiva stagione 1955/56 sbarca nella Capitale il famoso brasiliano Da Costa che nella stagione successiva vincerà la classifica marcatori con 22 gol. Il fuoriclasse carioca detiene tutt’ora il record di gol segnati nei derby: ben 12, 9 in Campionato e 3 in Coppa Italia e con 71 gol è l’8° marcatore romanista di sempre. Altro acquisto azzeccato fu quello di un giovane calciatore: Giacomo Losi, futuro capitano e “Core de Roma” ma fu ancora 6° posto. Nella stagione successiva la Roma arrivo sempre 6° anche se arrivò il blasonato asso svedese Gunnar Nordhal. Lo scandinavo era appesantito dagli anni e lontano parente del fuoriclasse che illuminava San Siro con la casacca rossonera. Roma stava diventando il posto ideale dove i grandi campioni terminavano le loro carriere dandosi alla “Dolce Vita” immortalata sapientemente dal grande regista Federico Fellini. Il 16° posto del 1957 e un incoraggiante 5° posizione nella stagione successiva fecero sorgere nel nostro presidente numerosi interrogativi: “E’ ancora il mio mondo? Il posto giusto per uno come me?”. Non era più il calcio genuino degli anni ’30, di Campo Testaccio e delle cene societarie, inoltre le precarie condizioni di salute non lo aiutarono ad affrontare gli innumerevoli problemi societari senza pensare che i tifosi furono sempre più insofferenti nella vana attesa del secondo Tricolore. Il 18 Marzo 1958 Renato sacerdoti si dimise dal secondo ed ultimo mandato come Presidente dell’AS Roma, restando comunque dirigente fino al 1967; in quel pomeriggio finì un epoca. Ecco uno stralcio del suo discorso di commiato all’Assemblea dei soci e dei primi Roma club: “…per noi vecchi presidenti, lo sport è stato romanticismo, passione schietta e oggi non possiamo accettarlo come affare o veicolo pubblicitario, ben vengano i nuovi presidenti Noi ce ne andiamo”. I tempi erano cambiati ma come lui aveva affermato spesso “La Roma è una grande famiglia”; questa idea lo portò a creare la Tessera Vitalizia dove si aveva diritto, dietro un corrispettivo, al voto in Assemblea e a frequentare la sede sociale oltre all’ingresso allo stadio in tutte le partite casalinghe. Creò una sorta di azionariato popolare ante litteram, iniziativa che fece subito breccia fra i romanisti permettendo la creazione dei Club dei tifosi nei rioni, nei quartieri, nelle officine e nelle aziende che ancora oggi sono sparsi in tutto il mondo. Tutto ciò lo dobbiamo a lui. Già nel 1954 c’erano 80 Roma Club con più di 25.000 associati. Renato Sacerdoti muore il 13 Ottobre 1979. A fine carriera si ritirò nelle sue proprietà sui Castelli Romani e anche lì lasciò, come si dice, il segno: creò l’Azienda Vinicola Fontana Candida. Per valorizzare esteticamente il suo vino disegna e brevetta una bottiglia con un elegante retina d’oro che diventerà la famosa Frascatana. Grazie a questo particolare contenitore il vino riuscì a conquistare l’Italia e i principali mercati internazionali. FINE
Dedicato a Raffaele Jaffe, Presidente del Casale Calcio e a Giorgio Ascarelli, il fondatore del Napoli: entrambi perseguitati a causa delle loro origini.
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