LE GIALLOROSSE RESTANO IN PARTITA 60 MINUTI, POI CROLLANO. QUARTI DI CHAMPIONS SFUMATI
Ci voleva un miracolo per vincere, ci saremmo accontentati di un pareggio stiracchiato. Ma nessuno dei tifosi che ha seguito la squadra nella fredda Sassonia, né quelli davanti allo schermo, meritavano questo finale.
Ricordiamo che la Roma si presentava a Wolfsburg con ancora buone chance di qualificazione, e forte della vittoria 1-0 all’andata (Giugliano su rigore). Una nostra vittoria ci avrebbe spianato la strada dei quarti di finale, traguardo prestigioso, ma anche un pareggio tutto sommato non sarebbe andato male, ipotizzando che all’ultima giornata noi avessimo battuto il Galatasaray e il Lione avesse fatto il suo dovere non perdendo con il Wolfsburg.
Infine, anche una sconfitta per una rete di scarto avrebbe lasciato un lumicino di speranza (ma sarebbe occorsa una goleada di dieci reti contro le turche, già comunque battute 6 a 1).
Purtroppo, la Roma è partita per la trasferta senza molte delle sue top player: non hanno recuperato Viens e Pilgrim, e soprattutto è rimasta fuori Haavi per l’infortunio di venerdì scorso contro il Como, la perdita peggiore. Mister Spugna aveva schierato così una formazione piuttosto improvvisata: davanti a Ceasar una difesa a quattro con Di Guglielmo, Linari, Cissoko e Minami (a sinistra), poi a centrocampo Troelsgaard per contrastare la fisicità delle tedesche, Kumagai per portare esperienza internazionale, la capitana Giugliano per disegnare calcio. Giacinti al centro dell’attacco, mentre avanzata come esterna di destra Thøgersen e a sinistra – a sorpresa- Giada Greggi, non proprio a suo agio nella posizione.
D’altra parte, ci si presentava nella partita più importante della stagione con solo un’esterna di ruolo, Glionna (in panchina).
Wolfsburg che rispondeva con un solido 4-4-2, con la coppia d’attacco formata dalla stella Alexandra Popp e dall’ex-Juve Beerensteyn. Una squadra che può permettersi persino di lasciare in panchina la fortissima (ed elegantissima) Jónsdóttir, che giocherebbe titolare in qualsiasi squadra di Serie A.
L’avvio è subito da brividi: le biancoverdi colpiscono due traverse nei primi 120 secondi (dopo le due colte all’andata). Poi, al 6’, bellissima azione in velocità sulla destra, con Beerensteyn che prolunga con un delizioso colpo di tacco no-look, palla che arriva a Popp al limite dell’area. Minami non chiude a dovere, forse temendo di commettere fallo da rigore, e la giocatrice tedesca ha tutto il tempo di aggiustarsi la palla sul sinistro per disegnare un arcobaleno preciso verso l’incrocio dei pali più lontano. Imparabile per Ceasar, stiamo già sotto 1 a 0.
Svegliata dalla doccia fredda del gol, finalmente la Roma entra in partita. Assistiamo quindi ad un primo tempo in cui le nostre giocatrici mettono in campo tutto, grinta, volontà, tecnica, ma purtroppo poca precisione. Un cross basso di Thøgersen sapientemente lanciata da un geniale filtrante di Greggi attraversa tutta l’area piccola, ma né Giacinti né Di Guglielmo riescono a spingerla in rete.
Ecco, questa forse è l’unica buona notizia della serata: dal 6’ al 65’ minuto la Roma ha giocato, se non alla pari, comunque ad un livello adeguato contro una delle squadre più forti d’Europa.
Ne è nata una partita bella da vedere, con azioni da entrambe le parti.
Al 56’ un raggio di sole: Troelsgaard ruba palla a centrocampo, vede Giacinti partire e la serve sulla corsa, un rimpallo della difensora Lattwein la favorisce ma la Vale nazionale è brava a crederci, a metterci il piede e ad insaccare lesta con un diagonale preciso. La Roma trova l’1 a 1!
Il Wolfsburg però, spinto dal bel tifo dell’AOK Stadion, continua a giocare come sa. E così al 65’ le due protagoniste del primo gol si scambiano il favore: Popp serve la palla con un tocco delizioso in area per Beerensteyn, che insacca con facilità. 2 a 1 per le padrone di casa, con evidenti colpe della difesa romanista, specie di una lenta Cissoko ma anche di Ceasar che poteva fare meglio.
A questo punto la Roma inizia a barcollare, e così è molto facile per la neo-entrata Jónsdóttir segnare il 3 a 1 su un clamoroso errore, ancora di Cissoko.
Si spegne la luce. Eppure ci provano ancora Glionna, poco fuori dopo una discesa solitaria sulla destra, e Giacinti, che pescata in area da un perfetto lancio di Giugliano si fa parare il destro a incrociare. Ma poi la Roma semplicemente esce dal campo, crolla mentalmente, fisicamente e tatticamente.
Nemmeno gli ingressi delle forze fresche Corelli e Dragoni non bastano a invertire l’inerzia del match. E così la sfida, che ripetiamo era stata equilibrata e avvincente per un’ora buona, si trasforma in un massacro; e la “matador” è l’islandese Jónsdóttir, che segna QUATTRO RETI portando il risultato sul 6 a 1 finale.
Roma incontrovertibilmente fuori dalla Champions 2024-25, con una giornata di anticipo. Resta la passerella finale di martedì 17 ore 21 al Tre Fontane contro il Galatasaray, partita senza più nulla in palio.
Il ritorno a casa dalla Germania porta con sé una pesante scia di amarezza e inevitabili polemiche. Se una sconfitta contro il Wolfsburg (top team europeo con due Champions in bacheca, e finalista due anni fa) ci può anche stare, quello che non si può propinare ai tifosi è una disfatta di tale portata; e non tanto nel risultato, ma proprio per come è maturato, con la squadra che regala letteralmente le reti alle avversarie, e che si disunisce in questa maniera nel finale, come se non stesse giocando la più importante competizione continentale.
La Roma dello scorso anno era una macchina quasi perfetta, ancora non pronta a lottare per le posizioni più alte in Europa, ma sicura di sé e del proprio gioco.
Come dice un tifoso illustre, sarebbero bastati due-tre interventi mirati per fare il salto di categoria, e invece non si sono rimpiazzate le uscite con acquisti all’altezza, e troppe giocatrici sembrano pesantemente involute rispetto alle scorse stagioni. La difesa in particolare è quella che dà più grattacapi: in due stagioni si è passati dal “muro” Wenninger alla Cissoko vista oggi, francamente imbarazzante. Camelia Ceasar stessa, nostro orgoglio e salvezza in tantissime occasioni, sembra essersi letteralmente persa dalla serata della finale di Coppa Italia lo scorso 24 maggio (dove regalò una rete; a portiere invertite quella sera avremmo probabilmente vinto 3 a 0 nei 90 minuti).
Chi scrive non si arroga certo le competenze per indicare una soluzione sicura. Certo è che forse si è lasciato partire Bartoli con troppa leggerezza, convinti che un’atleta più giovane bastasse a rimpiazzarla. Forse (e badate bene è un’ipotesi personale) la capitana storica Elisa dava qualcosa di più a questo gruppo, non solo le corse e i lanci.
Davanti, Giacinti appare stanca, non potendo più contare sul turn-over con Viens. La rosa difetta di esterne all’altezza, con la sola Haavi abile nel ruolo. Pilgrim è eternamente infortunata. Kumagai, a 34 anni, sembra iniziare ad avvertire l’arrivo del momento di fermarsi. Troelsgaard è quella che porta kili e centimetri nel centrocampo, ma è decisamente troppo lenta (specie guardando le colossali tedesche che però sfrecciavano per il campo).
E via così, con la colpa di questo parziale fallimento che però non si può addossare solo alle calciatrici, ma soprattutto alla società, con Betty Bavagnoli che non ha saputo -o non è stata messa in condizione di- intervenire adeguatamente per migliorare la squadra che ha DOMINATO in Italia negli ultimi anni.
Non ultimo va citato il Mister, ieri autore di scelte incomprensibili. Andare in Sassonia con una squadra chiusa sperando nello 0-0, contro QUESTO Wolfsburg? Greggi esterna d’attacco? Cissoko centrale contro le velocissime tedesche? E perché non dare più fiducia alla “linea verde”, mettendo Dragoni e Corelli prima, se non addirittura titolari?
Certo, la sfortuna degli infortuni ha avuto il suo peso, e chissà come sarebbe andata la competizione europea con una portiera alta e più brava sulle uscite, se la Lukášová non avesse terminato la stagione prima ancora di cominciare, se Pilgrim potesse giocare almeno ogni tanto, se stasera ci fosse stata Haavi…
Bene, ora non è tempo di rimpianti. È invece tempo di mettere la testa al campionato, dove la rincorsa verso la vetta appare lunga e difficoltosa: si rischia pertanto di rimanere fuori dall’Europa anche la prossima stagione, e questa Roma non può permetterselo (non esistono infatti altre competizioni europee se non la UWCL).
Sotto quindi con la trasferta di Napoli sabato 14 alle 15:00, per poi salutare l’anno in casa martedì contro la squadra giallorossa di İstanbul.
Sarà poi tempo di ricaricare le batterie e soprattutto di ritrovare le forze mentali, perché a gennaio si comincia subito con i botti: il 6 gennaio c’è la Supercoppa Italiana, contro la Fiorentina, e il 12 gennaio al Tre Fontane arriva l’Inter.
Ora come sempre, dunque, FORZA RAGAZZE, DAJE ROMA!
Lorenzo Avenali – Roma Club Lupi di Londra
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