2024-25 – LA CADUTA DELL’IMPERO ROMAN…ISTA (FEMMINILE)

[SECONDA PARTE – LE CAUSE DEL DECLINO. La prima parte la trovate qui]

IL FILM DELLA STAGIONE DELLA ROMA FEMMINILE, UN RACCONTO TRA LUCI ED OMBRE (in due parti)

Ma la sbornia di premi non cambia la situazione all’inizio della Poule Scudetto, che vede la Roma partire in terza posizione.
Si inizia subito con lo scontro più difficile, in casa Juventus: una partita surreale ribadisce la superiorità bianconera, con un 4-3 merito principalmente di quella intramontabile campionessa che è Cristiana Girelli. L’assurdità del match è che la Juve praticamente esce dalla sua metà campo solo nelle occasioni dei gol: la partita terminerà con un possesso palla del 60% per la Roma, e soprattutto con 26 tiri delle ospiti contro 6 delle padrone di casa!
Da ricordare in questo match anche i due pali colpiti, che contribuiranno ad un’altra speciale classifica che a fine stagione vedrà la Roma PRIMA in tutti i campionati europei, quella dei per legni presi: 31 in Serie A, 36 in tutte le competizioni. Nessun altro come loro, ma non esattamente un trofeo di cui vantarsi.

Tornando al campionato, nemmeno la successiva vittoria sull’Inter in casa (2-1) riesce però a rilanciare una squadra ormai zoppicante e piena di problemi. Un tracollo a Milano (sponda rossonera) e la sconfitta tra le mura amiche da parte delle bianconere di Mister Canzi sanciranno l’addio anche al secondo posto, ormai matematicamente dell’Inter.

La crisi si materializza chiaramente alla penultima giornata, quando al Tre Fontane arriva un Milan ormai fuori da tutti i giochi; alla Roma servono tre punti per andare a +3 sulla Fiorentina e chiudere così con una giornata di anticipo il discorso “qualificazione Champions” (in virtù degli scontri diretti, in caso di arrivo a pari punti passerebbe la Roma).
Le giallorosse giocano in scioltezza e sembrano aver ritrovato il passo di un tempo, si portano così sul 3-0 al 47’.
Impossibile da prevedere anche per i più arditi scommettitori il pareggio 3-3 finale, con una rimonta milanista che appunto non serve nulla alla loro classifica.

Le ragazze di Mister Spugna si trovano invece in una situazione paradossale: UN solo punto sopra la viola, ad una giornata dal termine, e la partita da giocare è proprio Fiorentina-Roma.
Praticamente una finale, e soprattutto -conoscendo la storia romanista- un dramma annunciato.

Fortunatamente al Viola Park la Roma gioca abbastanza bene una partita comunque vivace ma equilibrata (con ben tre legni presi per parte!), e porta a casa uno 0-1 su rigore che sancisce l’accesso alla massima competizione europea anche per la prossima stagione.

L’annata calcistica femminile termina quindi per tutte, tranne che per Juventus e Roma: le eterne rivali si ritrovano ancora una volta per un nuovo capitolo del duello infinito: la finale di Coppa Italia del 17 maggio, sul neutro di Como.

La Roma arriva stanca, è vero (ha giocato fino all’ultimo, mentre la Juve era ormai in pantofole da settimane), ma nulla potrà giustificare la vera e propria resa incondizionata che le capitoline metteranno in campo in un’occasione così importante, con un Trofeo in ballo.
La Juve gioca sul velluto, con la grandissima qualità delle sue interpreti, ma certo è aiutata dall’inconsistenza delle avversarie. Le giallorosse, pur detentrici del torneo, concedono le prime due reti con tre errori madornali: una punizione letteralmente regalata (Thøgersen) da cui scaturisce il rigore (errore di Ceasar) per l’1-0, e un retropassaggio sanguinoso per innescare… Cantore da parte di Troelsgaard, che vale il 2-0.
Quando già al 34’ la Juve è sul 4-0, calano impietosi i titoli di coda sulla stagione giallorossa – e su molte e molti dei protagonisti.

Chi ha visto le giocatrici il giorno dopo sul treno del ritorno le ha viste demoralizzate, deluse, ma anche con la voglia di rivalsa.
Quello che però è evidente è la necessità di un netto cambio di direzione, a tutti i livelli: societario, dirigenziale, e soprattutto tecnico.
Ed è infatti proprio Mister Spugna il primo capro espiatorio del fallimento di questa annata – che comunque ha pur sempre portato un Trofeo in bacheca. L’allenatore appare in partenza, un anno prima del termine del suo contratto.

Ma tutti noi che seguiamo il calcio sappiamo bene che quando una squadra non gira, la soluzione più veloce e facile (non quindi necessariamente la più giusta) è intervenire con un cambio di tecnico. Eppure, non è certo di Alessandro Spugna l’intera responsabilità dei risultati poco stimolanti di questa stagione giallorossa.
Modestamente, chi scrive ha tentato di riepilogare le possibili cause che hanno portato la Roma Femminile dalle stelle del 2024 alle stalle del 2025. Vediamole insieme:

  • Appagamento / mancanza di fame di vittorie (delle giocatrici e dello staff tecnico): dopo un biennio al top, praticamente costellato di sole vittorie (almeno nei confini nazionali), è fisiologico un “calo di appetito”. Certo, questo fattore è noto e andava quindi anticipato e gestito, per evitare l’impatto sulle prestazioni.
  • Mercato povero / fallimentare: purtroppo il FFP a cui è sottoposta la gestione commerciale dell’AS Roma ha toccato anche la compravendita delle giocatrici. E così nelle due finestre di mercato ci sono stati solo scambi, prestiti, o arrivi di giovani di belle speranze. Questo mentre le dirette concorrenti si rinforzavano con giocatrici di livello europeo.
  • Cessione Bartoli: ne abbiamo parlato ampiamente nell’articolo: la Capitana era evidentemente più di una semplice calciatrice. Con lei in campo la difesa e tutta la squadra davano il 110%, erano più attente, e più pronte a recepire le indicazioni. La sua cessione è stato un suicidio, chiaramente un errore da parte di chi pensava che bastasse sostituirla con una calciatrice nel ruolo.
  • Infortuni (soprattutto Viens): non dovrebbero mai essere un alibi perché colpiscono più o meno tutte le squadre, ma se la Juve del 2023-24 non è mai stata in gara per lo Scudetto anche perché aveva l’infermeria piena, non si può non parlarne per la Roma 2024-25.
    Parte la stagione, e subito due giocatrici (di cui una presa per fare la titolare in porta) si rompono il legamento salteranno tutta l’annata (Lukášová e Valdezate). Ma l’assenza più pesante è stata quella di Viens, che era stata la capocannoniera della precedente Serie A.
    Infortunatasi alle Olimpiadi con il suo Canada, non ha praticamente più visto il campo con continuità. La sua assenza ha evidenziato i limiti di Giacinti, certo un’attaccante che ha fatto la storia del calcio femminile, ma che non può reggere da sola l’attacco per tutta la stagione.
    Poi le solite svizzere (Pilgrim e Aigbogun), anche loro sempre alle prese con acciacchi vari.
    Le gocce che hanno fatto traboccare il vaso sono i bruttissimi infortuni nel finale di stagione di Greggi e Dragoni, che peraltro rischiano di privare anche la nazionale di due pedine fondamentali in vista Europei 2025.
  • Mancata esplosione di Dragoni: ecco, parlando appunto della “golden girl” del calcio italiano, l’unica italiana ad aver vinto la UWCL, c’era sicuramente una grandissima aspettativa nei suoi confronti quando è stato annunciato il suo arrivo in prestito dal Barcellona stellare.
    E se non si può dire che Giulia Dragoni abbia veramente deluso, sicuramente però non ha esaltato. Arrivata con le sue grandi qualità di palleggio e di gestione della palla, ha avuto modo di mostrarle subito in campo.
    Quello che è però mancato è la crescita e l’acquisizione di altre qualità; forse anche il Barcellona sperava di vedere maggiori miglioramenti, avendo dato modo alla loro pupilla di giocare un maggior minutaggio che con le blaugrana non avrebbe avuto.
    Purtroppo, la questione “rinnovo del prestito” non è nemmeno iniziata, perché con l’infortunio che l’ha bloccata in infermeria ora il discorso di restare a Roma non è più sul tavolo.
  • Questione portiera: in un ruolo chiave del calcio moderno, mai come quest’anno la Roma si è fatta trovare scoperta – praticamente alla deriva.
    Dopo l’addio a fine stagione scorsa di Korpela (al Servette) e Öhrström (ritirata), restava comunque Camelia Ceasar; l’estrema rumena veniva da annate che l’avevano vista protagonista indiscussa tra i pali, una delle migliori portiere di serie A (oltre ad una persona di grandissima intelligenza e profondità). Qualcosa però era scattato, e lei sembrava essersi persa nella notte del 24 maggio scorso, la Finale di Coppa Italia: un gol regalato che aveva rischiato di pregiudicare il titolo, e poi una prestazione in generale modesta.
    La società aveva quindi deciso di acquistare Olivie Lukášová, soprattutto per avere più centimetri nel ruolo, in modo da supplire alle carenze di Ceasar nelle uscite alte. Quando la ceca si è infortunata appena arrivata, si è corso al riparo con l’acquisto last-minute dell’austriaca Kresche, che presto ha scalato le gerarchie diventando titolare. Nel finale di stagione, ha esordito anche la giovanissima Liliana Merolla, dalla Primavera.
    Insomma, una stagione in cui questo ruolo chiave non ha avuto le certezze necessarie per interpretarlo con la serenità fondamentale che richiede.

Nessuna di queste cause da sola è stata determinante, ma certamente tutte hanno concorso nel determinare un periodo da dimenticare per i tifosi giallorossi.

Ora la palla è alla società: riusciranno a ricreare l’alchimia che regnava nella Roma del biennio precedente? Troveranno le giuste soluzioni, interverranno nei ruoli chiave?

Lo scopriremo al via della prossima stagione… restate sintonizzati e la commenteremo insieme!

GRAZIE A TUTTI PER AVER SEGUITO LE NOSTRE BENIAMINE (modestamente tramite il sottoscritto) PER QUESTA STAGIONE. ARRIVEDERCI ALLA PROSSIMA!

FORZA RAGAZZE, DAJE ROMA!  

Lorenzo Avenali – Lupi di Londra