PARTITA A SENSO UNICO A COMO, CON LA JUVENTUS CHE SEGNA QUATTRO VOLTE NELLA PRIMA MEZZ’ORA. ROMA SURCLASSATA, CEDE IL TITOLO SENZA QUASI COMBATTERE.
Sabato 17 maggio, ore 18:00: allo stadio Sinigaglia di Como va in scena la Finale di Coppa Italia Ferrovie dello Stato, che vede di fronte le due squadre rivali di questi ultimi anni di calcio femminile in Italia: la Juventus, fresca scudettata, e la Roma, detentrice del titolo e vincitrice della Supercoppa di Lega.
Per la squadra giallorossa è una sorta di ultimo appello: la stagione è stata tormentata da brutte prestazioni e dolorosa mancanza di continuità nei risultati, con la sospirata qualificazione Champions (obiettivo stagionale davvero minimo) arrivata solo al fotofinish, nell’ultima giornata a Firenze.
Le bianconere invece arrivano all’appuntamento conclusivo della stagione sulle ali dell’entusiasmo: un campionato da dominatrici ha portato alla squadra che gioca a Biella l’ennesimo scudetto, il primo dell’era Canzi.
Intervento ammirevole della FIGC, che designa un arbitro internazionale (Colombo) per la direzione della finale.
Nella Roma, Mister Spugna recupera parzialmente praticamente tutte le infortunate; si vedono in panchina Viens e persino Valdezate (alla prima stagionale, dopo il lungo recupero dall’infortuno al crociato). Ovviamente manca Giulia Dragoni, per lei si parla di cinque mesi per il recupero all’infortunio alla caviglia – cosa che quindi decreterà sicuramente il suo ritorno a Barcellona senza prolungare il prestito. L’altra grande assente è Giada Greggi, che si spera possa recuperare pienamente almeno per l’Europeo.
La scelta di formazione che sorprende un po’ è di affidarsi a Ceasar tra i pali, optando quindi per l’esperienza in questa sfida. La difesa titolare (Di Guglielmo-Linari-Minami-Thøgersen), il centrocampo Giugliano–Troelsgaard–Kühl, mentre in attacco è Glionna invece di Pilgrim a completare il tridente con Haavi e Giacinti.
Lato Juve, Max Canzi conferma le titolarissime, guidate dall’incredibile Cristiana Girelli affiancata dall’ottima Sofia Cantore. La presenza tra le titolari di due acquisti di gennaio (Harviken e Brighton) è già indice di quest’anno la gestione del mercato (e dell’intera società) bianconera sia stata di gran lunga superiore a quella delle avversarie.
L’attesissima finale inizia, e praticamente finisce subito.
In campo non c’è quasi battaglia – al contrario ad esempio di Juve-Roma prima partita della Poule Scudetto, quando le bianconere vinsero 4-3 ma con appena 4 tiri in porta, contro una ventina delle ospiti che dominarono il gioco.
No, stavolta è semplicemente un massacro: non solo la Juve si ritrova 4-0 dopo appena 34 minuti di gioco, ma lo fa con dei clamorosi “regali” delle avversarie.
Basti citare le prime due marcature, causate da ben TRE errori clamorosi: al 10’ minuto Thøgersen commette un’ingenuità difficile da vedere persino nei campetti dei tornei dei pulcini: ferma un pallone con le mani a terra, convinta di aver fatto fallo, CHE INVECE L’ARBITRO NON AVEVA FISCHIATO.
Dalla punizione conseguente dovuta appunto al fallo di mani, Boattin mette un perfetto pallone al centro dell’area romanista, con Girelli che tocca per prima ma viene poi abbattuta dall’uscita sconsiderata di Ceasar. Rigore cristallino, e dal dischetto va proprio la cannoniera del campionato, la Cristiana nazionale. Tiro preciso all’angolino basso a destra della portiera, che intuisce ma non ci arriva. 1-0.
Il 2-0 (al 21’) è invece frutto del terzo svarione difensivo, un retropassaggio di Troelsgaard che diventa un perfetto lancio per Cantore, sapientemente apposta tra le linee giallorosse. La numero 9 va in porta affrontando Ceasar da sola a sola, e insacca nello stesso angolino del primo gol.
La Roma dovrebbe reagire, ma non sembra averne le energie né fisiche né soprattutto mentali. E così al 30’ un preciso lancio di Kullberg pesca Girelli in area, il tiro è murato da Minami ma arriva sui piedi di Thomas: la sua conclusione trova la beffarda deviazione di Minami stessa che trasforma la traiettoria in una parabola imprendibile per Ceasar. Primo gol in stagione per l’ex giallorossa, e 3-0 sul tabellino.
Quattro minuti dopo è nuovamente l’asse Boattin-Girelli a colpire: lancio illuminante dell’esterna verso il secondo palo dov’è appostata la numero 10, che di testa scavalca ancora una volta Ceasar. 4-0, e partita in ghiacciaia dopo appena un terzo del tempo regolamentare.
Verso il finale del primo tempo sembra che la Roma si svegli (soprattutto dopo il cambio di fascia Glionna-Haavi), con un paio di conclusioni di Giacinti che si spengono senza problemi tra i guantoni di Peyraud-Magnin. In realtà l’impressione è che semplicemente la Juve abbia rallentato, ormai sazia.
Il secondo tempo praticamente non ha storia: al 55’ Bonansea, ben pescata da Cantore dopo una sua fenomenale discesa sulla fascia destra, manca la manita divorandosi una facilissima occasione di testa a porta praticamente vuota. All’87’ è ancora Cantore a sfiorare la porta romanista con un bel diagonale dalla destra.
La Roma non si scuote nemmeno con l’ingresso di Pilgrim e Viens (evidente il ritardo di forma dovuto all’infortunio) già al 46’, e di Corelli più avanti per una spenta Giacinti.
Entrano invece molto bene in partita Vangsgaard e soprattutto Stølen Godø tra le Campionesse d’Italia.
La partita è talmente indirizzata che l’arbitro non concede nemmeno un secondo di recupero – dopo aver consultato le due panchine.
È bianconera quindi la Coppa Italia Femminile 2024-25, la quarta nel palmarès della squadra piemontese.
La Juventus batte ancora una volta la Roma in una finale secca, per la quarta volta in cinque occasioni (l’unico trionfo giallorosso risale alla Supercoppa 2022); riscatta così l’assenza dalla finale dello scorso anno, che vide la Roma battere la Fiorentina.
Grande successo di una società costruita per vincere, con una programmazione seria ed encomiabile, e un allenatore che ha portato una mentalità vincente ad un gruppo di giocatrici già fortissime ma che avevano perso un po’ di fiducia in loro stesse.
Sulla sponda giallorossa, invece, ci sono solo cocci da raccogliere al termine di una stagione da dimenticare. Chi ha incontrato le giocatrici nel viaggio di ritorno le descrive come letteralmente affrante (specie Haavi), distrutte non solo dal risultato ma dalla mancata reazione.
La proprietà dovrà sterzare con decisione se vorrà ritrovare i successi delle ultime annate. E pare proprio che la prima mossa sia il cambio di allenatore: il ciclo di Spugna sulla panchina della Roma sembra arrivato al capolinea (forse che tutte le voci su Klopp alla Roma siano state fraintese, e il Mister tedesco stia arrivando per allenare le ragazze?? Ok, un piccolo scherzo per alleviare il malumore dei sostenitori giallorossi…).
Una nuova guida tecnica, e sicuramente degli acquisti di peso, saranno indispensabili per affrontare la prossima stagione, considerando anche il rinnovato impegno europeo.
Intanto, a breve pubblicheremo su queste pagine anche l’analisi di questa annata così maledetta. Seguiteci!
FORZA RAGAZZE, DAJE ROMA!
Lorenzo Avenali – Lupi di Londra
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